Distopico è un aggettivo che deriva dal termine “distopia”, che letteralmente vuol dire “cattivo luogo” (dis+topia).
Vediamo meglio cosa significa questa parola, in che contesti può essere utilizzata, cosa tenere in considerazione quando si fa riferimento a questo termine.
Da dove deriva il termine distopia
Come abbiamo accennato, la parola “distopia” è di derivazione greca e significa appunto “luogo cattivo“.
I più attenti avranno già collegato la parola alla simile “utopia” (non-luogo, luogo che non esiste ma che sarebbe auspicabile) che non a caso rappresenta il contrario del termine di cui ci stiamo occupando oggi.
Per dare meglio l’idea del significato di questi termini, basti pensare che possono essere interpretati come distopici tutti quei luoghi fantascientifici che tuttavia per diversi motivi son da considerare non desiderabili.
Il termine trova spesso applicazione anche in ambito politico, dove sta ad identificare uno stato totalitario, gerarchico, guidato da un dittatore o da un leader che tende a neutralizzare i nemici con mezzi più o meno leciti.
Anche in medicina viene utilizzato questo termine, con il quale si identifica un organo che si trova in una posizione anomala, non adeguata, cattiva insomma.
I romanzi distopici
La letteratura utilizza questo aggettivo per identificare una categoria di romanzi. Si tratta dei romanzi distopici, ovvero dei testi che disegnano scenari non reali; in quanto tali possono abbracciare e tenere in considerazioni un numero elevato di temi e di situazioni, e dunque di target.
Ne deriva che uno dei vantaggi di questo genere di romanzi risieda nella loro capacità di utilizzare delle scenografie assolutamente d’impatto, che possono fondersi con immagini e personaggi che nascono dalla fantasia e permettono quindi di essere trasportati in mondi tanto irreali quanto stimolanti.
Alla luce di questo emerge quanto labile possa essere il confine, almeno in ambito letterario, tra distopico e fantasy. Secondo molti la differenza sta nel fatto che un testo distopico mette in scena situazioni non serene, fatte di guerre e scontri, che sono tuttavia inevitabili alla luce della situazione politica e sociale del luogo (non necessariamente reale) in cui la storia stessa si sviluppa.
Molti sono i romanzi distopici che hanno a loro volta ispirato film e sceneggiature degne di nota e che hanno richiesto senza dubbio l’intervento di effetti speciali degni di nota.
Tra i rimanzi distopici più famosi ci sono:
- 1984 e La fattoria degli animali di George Orwell;
- Non lasciarmi di Kazuo Ishiguro;
- Fahrenheit 451 di Ray Bradbury;
- Hunger Games di Suzanne Collins;
- Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood…
Dovreste a questo punto avere chiaro quale sia il significato della parola distopico, e quali situazioni possano portare all’utilizzo di questo termine.
Si tratta di una parola non inflazionata; utilizzarla al momento e nel contesto giusto sicuramente vi farà apparire aggiornati e grandi conoscitori della lingua italiana.