Il concetto di indulgenza plenaria è uno dei concetti ai quali rimanda la dottrina cattolico-cristiana. Essa in particolare si lega al principio della colpa che ogni uomo avrebbe e che normalmente può annullare con la confessione, lasciando tuttavia presente la pena.
Ma vediamo meglio cosa si intende con indulgenza plenaria e quali sono le sua caratteristiche; inoltre sarà necessario un veloce excursus storico che ci permette di comprendere da dove questo sistema abbia origine e perché in piena pandemia la locuzione sia tornata sulla bocca di molti.
Cos’è l’indulgenza plenaria?
Dal latino “indulgentia” (che significa indulgente), l’indulgenza plenaria è quello strumento controllato, implementato e gestito dalla comunità ecclesiastica, che consente ad ogni credente di rimuovere la colpa e la pena dei suoi peccati.
È bene dunque precisare per prima cosa quali sono gli elementi che contraddistinguono colpa e pena secondo la religione cattolico cristiana. Entrambe le parole sono strettamente connesse al principio di peccato.
La Colpa in particolare si annulla attraverso il sacramento della Confessione; la Pena invece è di fatto l’ombra del peccato che anche dopo la confessione permane.
Ebbene, grazie all’indulgenza plenaria il credente ha modo di eliminare anche la sua pena temporale attraverso azioni o eventi che vengono stabiliti dalla Curia appunto.
Un tempo, in assenza dei sacramenti attuali e della presenza capillare delle rete sacerdotale, l’indulgenza plenaria di fatto si tramutava in azioni di penitenza; questi potevano essere di natura pubblica o privata, ai quali il soggetto doveva sottoporsi.
Fu solo con il passare del tempo che la Chiesa definì azioni quali preghiere o pellegrinaggi attraverso le quali il soggetto può liberarsi da ogni male.
In tutti i casi l’indulgenza plenaria può essere richiesta anche per i propri defunti. Attraverso di essa infatti gli stessi potrebbero velocizzare il loro passaggio dal Purgatorio al Paradiso.
Le indulgenze del passato
La prima indulgenza plenaria fu quella indetta da papa Celestino V; egli, nel 1294 garantì la purificazione e il perdono a tutti i pellegrini che avessero raggiunto in giornate specifiche la basilica di Collemaggio.
Questa era l’unico requisito necessario; nessun altro elemento si prendeva in considerazione e la possibilità era dunque per la prima volta aperta ad ogni soggetto, di qualsiasi estrazione sociale.
Con il passare del tempo, visti i diversi eventi che si sono succeduti e in mancanza – all’epoca- di canali di comunicazione diretti, si era reso necessario stilare una sorta di guida che regolamentasse le eventuali indulgenze plenarie definendo le preghiere e le eventuali azioni da eseguire per ottenere l’indulgenza stessa.
Rientrano tra esse la confessione e la comunione, insieme alla preghiera delle indulgenze.
Le indulgenze del presente
Tra le indulgenze recenti quella che rimarrà scolpita nella memoria di molti è senza dubbio quella di marzo 2020.
Indetta da Papa Francesco, essa ha di fatto permesso a malati di Covid, operatori sanitari, malati e persone in qualche modo toccate dall’epidemia di ottenere la redenzione.
Nel 2021 invece è prevista un’altra indulgenza che si lega alla figura di San Giuseppe.
In questo caso è necessario recitare mezz’ora di Padre Nostro, prendere parte a ritiri indetti nel nome di San Giuseppe; affidarsi al santo mentre si cerca lavoro, si recita il Rosario e molto altro ancora.
Una sorta dunque di “premio” riservato a tutti coloro che si affidano al Padre putativo di Gesù e a quelli che in generale ne riconoscono il valore proprio nell’anno solare – il 2021 appunto- a lui dedicato.