Nota perché il famoso poeta Dante Alighieri la inserisce tra i peccati capitali, l’accidia è un sentimento negativo che non tutti conoscono nelle sue sfumature.
È per questo che cercheremo di capire cosa si intenda con la parola accidia, quali caratteristiche ha, quando il termine può essere utilizzato.
Origine e significato della parola accidia
L’accidia è un sentimento umano che porta un soggetto a provare sentimenti di noia mista ad una leggera dose di avversione verso un altro soggetto o una determinata cosa.
Il significato è simile a quello delle parole indolenza, inerzia, pigrizia ma è bene precisare che nell’accidia la sfumatura dell’avversione risulta essere più marcata che in altri contesti.
Il termine aveva il medesimo significato già in epoca latina e greca, quando si identificava dalla parola accidia o acedia. Da allora fu soprattutto la tradizione cattolica a tramandarne contenuto e significato.
Non stupisce dunque che Papa Francesco qualche anno fa abbia fatto riferimento a questo peccato identificandolo come uno dei peggiori della società moderna.
Ad una attenta analisi infatti non può sfuggire come l’inerzia e la muta accettazione rappresentino un male non solo per il singolo soggetto, ma più in generale per la comunità; infatti essa perde ogni spinta verso il miglioramento e lo sviluppo spirituale, emotivo e anche societario.
L’accidia nella Divina Commedia
Il termine accidia non rientra tra le parole di uso comune, ma ha raggiunto un ampio pubblico grazie all’utilizzo che ne ha fatto nella Divina Commedia Dante Alighieri.
Proprio in questa sede essa si definisce come la volontaria mancanza di ricerca del bene e della giustizia. Alla luce di questo, chi si macchia di questo peccato si relega nel purgatorio, e in particolare nella Terza Cornice.
È proprio grazie a questo passaggio che questo atteggiamento si identifica e riconosce come peccaminoso.