Il termine ossimoro è il nome di una figura retorica che indica l’accostamento di due parole tra loro contrapposte sotto il profilo del significato.
La definizione può sembrare vaga e ambigua, ma nelle righe seguenti capiremo meglio anche con l’aiuto di alcuni esempi, cosa si intenda con questo termine e quando lo stesso possa essere utilizzato.
Origine ed etimologia di “ossimoro”
La parola ossimoro ha origini antiche; infatti viene dal greco oxýmoron (oxýs significa “acuto” e morós “ottuso”).
Già dall’etimologia si capisce in cosa consiste questa figura retorica, ossia si accostano due termini dal significato contrario (acuto e ottuso) per formare una parola o una frase.
La definizione di ossimoro
È possibile riconoscere un ossimoro tutte le volte in cui due parole con significati contrapposti si utilizzano a mo’ di locuzione.
Si tratta di uno stratagemma che consente di utilizzare delle espressioni di sicuro impatto, capaci di entrare nella mente dell’ascoltatore e di colpirlo, rendendo quindi più efficace e dunque memorabile il concetto espresso.
L’ossimoro inoltre denota una grande originalità di chi lo pronuncia, oltre che la grande capacità di accostare tra loro mondi, realtà e sensazioni non solo diverse, ma a volte proprio contrapposte.
Alcuni esempi
Per rendere ancora più chiara l’idea di ossimoro, passiamo in rassegna alcuni ossimori frequenti, che molto probabilmente avete già letto o sentito.
La locuzione “lucida follia” serve ad esempio per identificare un comportamento costantemente lucido nella sua imprevedibilità. L’accostamento di questi termini paradossalmente rafforza il significato della locuzione.
Lo stesso principio è alla base di locuzioni come brivido caldo, attimo infinito, ghiaccio bollente, buio accecante, assenza ingombrante e così via. Non c’è limite agli ossimori, dal momento che la fantasia e le associazioni di ognuno di noi non hanno confini.