Nonostante la sonorità palesemente inglese, il termine hype è entrato nel linguaggio comune anche della nostra nazione.
Vediamo quindi quando utilizzarlo, quale significato dargli, quali sfumature può assumere la parola in contesti diversi; e perché no, come creare e utilizzare l’hype anche nel nostro piccolo.
Significato e traduzione della parola “hype”
Letteralmente il termine “hype” significa montatura, gonfiamento.
È per questo motivo che la parola si utilizza soprattutto nel mondo del marketing e delle pubblicità per indicare qualcosa che si gonfia, aumenta, valorizzato al fine di creare aspettativa, attesa e curiosità nel pubblico.
Che si tratta dunque di un prodotto, di un personaggio famoso, di un evento o di un brand, l’hype è quella sensazione di attesa e curiosità che accompagna una novità o comunque un traguardo da raggiungere.
Nel linguaggio comune, il termine hype può essere inteso come coinvolgimento attorno ad un tema, ad una figura, ad un evento.
Tale coinvolgimento porta un soggetto ad attendere qualcosa, immergendosi in questo mood di attesa e curiosità che viene appunto racchiuso dal termine “hype“.
Come nasce l’hype
È lecito a questo punto chiedersi da dove nasca l’hype e se lo stesso possa in qualche modo essere alimentato in maniera volontaria.
L’hype volontario è quello che un’azienda, ma anche un singolo soggetto, può costruire semplicemente lavorando un mood di attesa.
Campagne pubblicitarie, ma anche semplici post che preannunciano un evento e suscitano curiosità sono appunto capaci di creare hype e stimolare nel consumatore o più in generale nell’utente la voglia di scoprire cosa succederà e come andrà a finire.
A volte invece l’attesa nasce naturale e spontanea; basti pensare ad esempio ad una serie tv e a come i suoi fan possano vivere l’attesa dell’uscita della nuova stagione. Lo stesso avviene anche per i cantanti e per molti altri elementi e fattori della vita quotidiana.
L’hype è, concludendo, sicuramente un fattore che alimenta la notorietà del brand, che coinvolge il pubblico e crea comunità. È bene però stimolarlo ed utilizzarlo solo nel caso in cui ci sia davvero un evento, un prodotto, un cambiamento da attendere.
In caso contrario, infatti, si rischia di deludere il pubblico di riferimento e l’hype potrebbe dunque rivelarsi dannoso per l’immagine di chi lo ha in maniera più o meno consapevole alimentato.